I disturbi della personalità identificano delle modalità disfunzionali attivate da parte di un individuo nel relazionarsi con persone ed eventi. Sono caratterizzati da percezioni e reazioni alterate, così pronunciate e rigide da compromettere l’interazione interpersonale. Gli individui affetti da disturbi della personalità spesso non sono in grado di avere rapporti sociali efficaci e soddisfacenti, poiché tendono ad assumere un atteggiamento di evitamento. Sono i turbamenti derivanti dai loro comportamenti disadattivi a far scaturire uno stato di malessere e un’esigenza di confronto e supporto.
In base alle specifiche caratteristiche, i disturbi della personalità sono suddivisi in tre cluster, o insiemi, principali: A, B, C. Il cluster A comprende quelle modalità di comportamento che accentuano l’eccentricità, vi rientrano soggetti paranoidi, schizoidi e schizotipici. Nel cluster B sono racchiusi approcci drammatici ed particolarmente emotivi, come personalità antisociali, borderline, istrioniche, narcisistiche. Infine, il cluster C comprende gli stati di ansia e paura e che sfociano in comportamenti evitanti, dipendenti e ossessivo-compulsivi.
Durante la tarda adolescenza o all’inizio dell’età adulta, possono evidenziarsi le prime manifestazioni dei disturbi della personalità. La terapia farmacologica non è il solo metodo per trattare tali disturbi. Risultati più che significativi sono stati raggiunti dall’approccio cognitivo comportamentale. Mediante tale percorso l’individuo, guidato dal dottore, può individuare e comprendere i fattori, i pensieri inconsci e gli schemi cognitivi latenti; riconoscere i comportamenti disfunzionali attivati e intervenire su di essi modificandoli e ripristinando una reazione funzionale allo stimolo.